L’antieroe nella serialità televisiva
Il fascino indiscreto dell’immoralità
Un boss mafioso si rivolge alla psicoterapia. Un serial killer uccide altri serial killer per soddisfare la propria sete di sangue. Un professore di chimica si scopre abilissimo nella produzione di droga. Sono Tony Soprano (I Soprano, HBO, 1999-2007), Dexter Morgan (Dexter, Showtime, 2006-2013) e Walter White (Breaking Bad, AMC, 2008-2013), personaggi moralmente riprovevoli a cui la “nuova serialità” ha affidato il ruolo di protagonista. Ma su di loro grava un pesante interrogativo: come può lo spettatore apprezzare personaggi che violano costantemente i nostri principi morali? Figure che, nella vita reale, condannerebbe senz’appello? «Il libro di Margrethe Bruun Vaage, tradotto qui per la prima volta in italiano, intercetta questo dibattito, rilanciandolo in modo polemico. Mentre fino agli anni Novanta le narrazioni seriali erano per lo più dominate da strutture manichee, la televisione della “terza golden age” punta su strutture complesse e modali, abitate da personaggi difficili, intricati e moralmente ambigui. […] Il libro è un invito a operare un aggiornamento della cassetta degli attrezzi al fine di comprendere, tramite uno svelamento dei meccanismi di funzionamento testuale e psicologico dell’antieroe, perché la serialità complessa ha preso il sopravvento nell’immaginario del nostro tempo». (Dalla Prefazione di Damiano Garofalo)