Metodo e pratica per un teatro politico
Perché il teatro si può fare dappertutto, anche nei teatri
A cura di Alessandro Tolomelli
«Abbiamo bisogno di un teatro che ci aiuti a cambiare la realtà» amava
ripetere Boal. Per l’uomo di teatro e intellettuale brasiliano, scomparso
nel 2009, ogni forma di teatro è politica, anche quelle di puro
intrattenimento o estetizzanti, perché pur non proponendo uno sguardo
critico sulla realtà, implicitamente approvano il modello sociale e il
pensiero egemoni e confermano dunque lo status quo.
Metodo e pratica per un teatro politico è la seconda parte del classico e voluminoso Jogos para atores e não-atores. Se nella prima parte, Giochi per attori e non attori (Dino Audino editore, 2020), si dava spazio alla descrizione delle tecniche che costituiscono il training teatrale secondo Boal, e che sono le fondamenta del Teatro dell’Oppresso, in questo secondo volume l’autore approfondisce la teoria del suo Metodo, intrecciando aspetti di estetica e metodologia con esperienze di vita, di impegno pedagogico e politico, e con sperimentazioni sul campo. «Il
Teatro si può fare dappertutto, anche nei teatri» perché non è un’arte
narcisistica o elitaria, ma un linguaggio che si propone di ricucire la
frattura tra cultura alta e popolare.
Il libro, curato da Alessandro Tolomelli, mette in luce tutta la profondità
e l’acutezza di un autore ancora molto attuale e di un pensiero che, nella
sua radicalità, può fungere da antidoto alla museificazione e alla perdita
di capacità critica del teatro.