La malattia che cura il teatro
Esperienza e teoria nel rapporto tra scena e società
a cura di Andrea Porcheddu e Cecilia Carponi
Il volume nasce dall’incontro tra artisti, studiosi, critici e operatori, chiamati a raccolta da Antonio Viganò e dalla sua compagnia Teatro La Ribalta – Accademia Arte della diversità di Bolzano, con lo scopo di avviare un confronto sul teatro, rispondendo a un ribaltamento della prospettiva: non il teatro che cura le ferite, ma La malattia che cura il teatro.
L’attenzione si concentra su pratiche, percorsi e pensieri di quanti provano a cambiare i codici del teatro, facendone un elemento di rinnovamento non solo artistico, ma soprattutto umano. Si tratta di strade che muovono dall’incontro con l’Altro e con la differenza, osteggiando la dittatura dell’Uguale e del Normale, scardinando regole e prassi consolidate.
Dai contributi dei numerosi autori (Piergiorgio Giacchè, Guido Di Palma, Fabrizio Fiaschini, Stefano Masotti, Oliviero Ponte di Pino, Susanne Hartwig, Andrea Porcheddu, Alessandro Garzella, Alessandro Argnani, Rosita Volani, Thomas Emmenegger, Michela Lucenti, Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari, Gianluigi Gherzi, Ugo Morelli), emergono testimonianze e riflessioni su quel che si fa e quel che si potrebbe (ancora) fare.
- Indice
- Stefano Masotti, "L’attore sincero: espansione e integrazione del Sé corporeo dell’attore contemporaneo"
- Stefano Masotti, "Freaks: fra teatro e spettacolo nella società tecno-liquida e narcisistica" (1)
- Stefano Masotti, "Freaks: fra teatro e spettacolo nella società tecno-liquida e narcisistica" (2)
- Oliviero Ponte di Pino, "Teatro della persona, teatri delle persone"
- Augusto Boal, "Under Pressure"
- Mimmo Sorrentino, "Il teatro dell’osservazione partecipata. L’intervento alle Buone Pratiche 2009"
- Nanni Garella, "Ai limiti della riabilitazione"
- Nanni Garella, "Le allucinazioni che fanno teatro"
- Andrea Lanini, "L’urlo di Bobò contro la maschera del potere. Una intervista con Pippo Delbono"
- Luca Lòtano, "Se il teatro non è un po’ malato, rischia di morire"
- George Banu, "Le monde comme hôpital"