Cambi di scena
Come affrontare una fase cruciale della scenografia e della scenotecnica teatrale
Prefazione di Pasqualino Marino
Introduzione di Renato Lori
Quello dei cambi di scena è un momento cruciale della scenografia e della scenotecnica teatrale, poiché è lì che si concentra la gran parte dei problemi connaturati al lavoro dello scenografo. Prima ancora di mettere la matita su carta, infatti, lo scenografo si ritrova spesso bersaglio delle innumerevoli richieste avanzate dal regista e dalla produzione. Possono essere questioni artistiche, ma anche di natura tecnica ed economica: dalla pretesa di contenere i costi all’adattabilità della scenografia a luoghi di destinazione più o meno favorevoli.
Lo scenografo dovrà quindi tenere conto delle dimensioni della scena; dei problemi di carico e scarico nei trasporti e dello stivaggio durante i cambiamenti da una scena all’altra; delle limitazioni spesso dettate da edifici teatrali con problemi architettonici particolari.
Con una Prefazione di Pasqualino Marino, direttore degli allestimenti scenici del Teatro San Carlo di Napoli, e un’Introduzione di Renato Lori, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, Cambi di scena si rivolge in particolare agli studenti delle accademie, ma anche a chi ha già cominciato ad approcciarsi alla scenografia in modo professionale. I numerosi esempi proposti lo rendono infatti un ottimo strumento per affrontare le questioni inerenti a questa fase fondamentale del lavoro dello scenografo.
«I cambi di scena [...] sono l’attimo in cui tutte le “abilità” dello scenografo vengono “rivelate”, perché tempo, sorpresa, ingegnosità, tecnica, immaginazione, aderenza al testo, al luogo e alla storia devono ottenere un unico effetto: un ricordo che non sia noia, ma l’essere stato, al di là della consuetudine quotidiana, in un mondo e uno spazio diverso da quello in cui viviamo, cambiando per qualche ora il fondale e la scena della propria vita.»
Dalla Prefazione di Pasqualino Marino
- Indice
- Introduzione
- Capitolo primo
- Capitolo secondo
- Fig. 11
- Fig. 12
- Fig. 13
- Fig. 14
- Fig. 15
- Fig. 16
- Fig. 17
- Fig. 18
- Fig. 19
- Fig. 20
- Fig. 21
- Fig. 22
- Fig. 23
- Fig. 24
- Fig. 25
- Fig. 26
- Fig. 27
- Capitolo terzo
- Fig. 28
- Fig. 29
- Fig. 30
- Fig. 31
- Fig. 32
- Fig. 33
- Fig. 34
- Fig. 35
- Fig. 36
- Fig. 37
- Fig. 38
- Fig. 39
- Fig. 40
- Fig. 41
- Fig. 42
- Fig. 43
- Fig. 44
- Fig. 45
- Fig. 46
- Fig. 47
- Fig. 48
- Fig. 49
- Fig. 50
- Fig. 51
- Fig. 52
- Fig. 53
- Fig. 54
- Fig. 55
- Fig. 56
- Fig. 57
- Fig. 58
- Fig. 59
- Fig. 60
- Fig. 61
- Fig. 62
- Fig. 63
- Fig. 64
- Fig. 65
- Fig. 66
- Fig. 67
- Fig. 68
- Fig. 69
- Fig. 70
- Fig. 71
- Fig. 72
- Fig. 73
- Fig. 74
- Fig. 75
- Capitolo quarto
- Capitolo quinto
- Fig. 81
- Fig. 82
- Fig. 83
- Fig. 84
- Fig. 85
- Fig. 86
- Fig. 87
- Fig. 88
- Fig. 89
- Fig. 90
- Fig. 91
- Fig. 92
- Fig. 93
- Fig. 94
- Fig. 95
- Fig. 96
- Fig. 97
- Fig. 98
- Fig. 99
- Fig. 100
- Fig. 101
- Fig. 102
- Fig. 103
- Fig. 104
- Fig. 105
- Capitolo sesto
- Fig. 106
- Fig. 107
- Fig. 108
- Fig. 109
- Fig. 110
- Fig. 111
- Fig. 112
- Fig. 113
- Fig. 114
- Fig. 115
- Fig. 116
- Fig. 117
- Fig. 118
- Fig. 119
- Capitolo settimo
- Fig. 120
- Fig. 121
- Fig. 122
- Fig. 123
- Fig. 124
- Fig. 125
- Fig. 126
- Fig. 127
- Fig. 128
- Fig. 129
- Fig. 130
- Fig. 131
- Fig. 132
- Fig. 133
- Fig. 134
- Fig. 135
- Capitolo ottavo
- Capitolo nono