L'arte del cinema
Scritti teorici e riflessioni didattiche
A cura di Giampiero Frasca
Traduzione di Marella Fasano
Da sempre ricordato nella storia del cinema soltanto per la sua celebre teoria sul montaggio, Lev Kulesov è stato uno dei primi teorici dell’estetica del cinema, un regista capace di applicare le sue fertili osservazioni alla messa in scena e un raffinato insegnante, alla cui scuola si sono formati alcuni dei più importanti registi del cinema sovietico, come Pudovkin e, seppur per un breve periodo, Ėjzenstejn. Kulesov però non è stato solo il suo “effetto” di montaggio. Nei suoi scritti infatti ha affrontato con sorprendente lungimiranza le potenzialità espressive e le peculiarità linguistiche del cinema, fino a stilarne una sorta di vasto vademecum da applicare alle sue stesse opere, intese come cine-saggi del proprio pensiero. Teorie che ha contemporaneamente diffuso tra i suoi attenti e talentuosi allievi. Dalla dettagliata costruzione delle singole inquadrature ai consigli pratici agli operatori di ripresa, dall’accurato lavoro espressivo sull’attore alla modalità di utilizzo delle parole nelle didascalie, dalla progettazione geometrica dello spazio scenico a un utilizzo produttivo del montaggio, che nel suo dinamismo assume la lezione del cinema americano e del suo primo grande esponente, David Wark Griffith: Kulesov analizza tutte le eventualità di realizzazione, le discute, ne fornisce regole e procedure con lo scopo di trasmetterle a una cinematografia sovietica agli albori e ancora troppo acerba rispetto agli scintillanti modelli guardati come inevitabile riferimento. L’arte del cinema illustra la complessità estetica di un regista colpevolmente sottovalutato che è stato anche un grande insegnante, la cui incisiva lezione è sopravvissuta attraverso i suoi più celebri allievi e in una cinematografia che è passata alla storia.