Paradosso sull'attore
Nuova edizione
Saggio introduttivo e cura di Paola Degli Esposti
Postfazione di Jacques Copeau
Denis Diderot, una delle grandi menti dell’Illuminismo, ideatore e fondatore dell’Encyclopédie, tra le sue molteplici attività e interessi ebbe un amore per il teatro che durò tutta la vita e che lo portò a scrivere e mettere in scena, con alterna fortuna, diversi drammi. Ma il suo capolavoro, in questo campo, consiste nel Paradoxe sur le comédien (1769 - c. 1784). Un testo fondante che sta alla recitazione come la Poetica di Aristotele sta alla drammaturgia. Scritto in forma dialogica e discorsiva, di facile lettura, il libro deve il titolo a un’affermazione controcorrente rispetto alle idee del suo tempo. Diderot sostiene infatti che l’attore è tanto più grande quanto più usa la ragione e meno la sensibilità innata. Il talento da solo non basta, serve l’innesto della tecnica e della cultura. Il grande attore non è colui che si lascia andare alle proprie istintive emozioni, ma chi sa ricostruirle attraverso un lavoro a mente fredda. L’unico metodo in grado di garantire la possibilità di interpretare più ruoli e differenti sensibilità e soprattutto di emozionare ogni volta gli spettatori. Il Paradosso dell’attore è un trattato ancora attuale e proprio questa sua attualità è alla base della scelta di ripubblicarlo seguito da un commento scritto nel 1929 dal grande Jacques Copeau, importante attore, drammaturgo, regista e critico teatrale francese, fra i fondatori della Nouvelle Revue Française e padre del Théâtre du Vieux-Colombier.