La Dream Society
Dalla società dell'informazione alla Società della narrazione. Perché il futuro sarà dei creatori di storie
Traduzione di Rossella Muratore
Già alla fine dello scorso millennio, quando Jensen ha pubblicato questo libro, oggi tradotto in dieci lingue e diventato un cult, la tendenza era chiaramente avvertibile. Stavamo passando dalla Società dell’informazione a quella della narrazione.Un famoso ministro di questo Paese ha detto che “con la cultura non si mangia”. Figuriamoci cosa penserebbe di questo libro che sostiene che nel nostro secolo si mangerà solo con la narrazione, inventando storie e vendendo sogni. Più precisamente, sostiene Jensen, si venderanno solo i prodotti capaci di incarnare un sogno, in quanto le merci non verranno acquistate tanto per la loro qualità intrinseca quanto perché capaci di evocare nel consumatore sentimenti, emozioni e anche pensieri razionali positivi e coinvolgenti.Vi ricordate la storiella per cui nessuno potrebbe pensare di vendere il ghiaccio agli esquimesi? Nella Dream Society questo sta avvenendo: blocchi di ghiaccio polare vengono comprati e venduti nei paesi scandinavi solo perché hanno 2500 anni di vita. Sarebbero cioè coevi alla grande civiltà dell’antico Egitto e per questo motivo vengono ridotti in cubetti e serviti con grande successo come “l’aperitivo dei faraoni”. Gli scandinavi pagano per bere non tanto un aperitivo col ghiaccio, quanto un’emozione, un sogno.In questo saggio sull’economia del futuro, Jensen evidenzia la necessità per il mercato di aprirsi alla gestione di beni soltanto apparentemente non commercializzabili: i sentimenti, le emozioni, le storie, la cui importanza supererà di gran lunga il valore intrinseco dei singoli prodotti materiali. La Società dei sogni modificherà le strutture gestionali interne delle imprese, trasformando il lavoro dei dipendenti, ma soprattutto avrà bisogno di creatori di storie, di chi lavorerà sull’immaginario collettivo del consumatore per rendere appetibile un qualsiasi prodotto uguale a tanti altri. Saranno i narratori (scrittori, drammaturghi e sceneggiatori) che, dopo decenni di frustrazioni, troveranno così finalmente il modo di conciliare sogni, arte e produttività.