La filosofia del cinema
Dalle teorie del primo Novecento all'estetica del cinema dei nostri giorni
Traduzione di Jusi Loreti
Nonostante sia nata all’inizio del Novecento, la filosofia del cinema è diventata una fiorente branca della filosofia solo a partire dagli anni Ottanta, quando ha raccolto e proseguito il lavoro della teoria cinematografica, cui è sempre stata intrecciata. Molti dei temi trattati in questo libro riflettono infatti l’eredità lasciata dalla teoria cinematografica tradizionale alla filosofia del cinema contemporanea. L’autore pone al centro della sua riflessione il film come forma d’arte in continua evoluzione tecnologica e, sintetizzando i dibattiti teorici, avanza spiegazioni originali su un ampio ventaglio di argomenti: dall’essenza dei film ai criteri per valutarli. Fulcro del testo è il concetto di immagine in movimento, di cui vengono descritti gli elementi costitutivi: l’inquadratura, la sequenza, il montaggio e i modi di far leva sulle emozioni.
Noël Carroll inizia la sua analisi rispondendo alla domanda “Il cinema può essere arte?”.
Prosegue esaminando la tesi della specificità del medium.
Si chiede poi: “Che cosa è il cinema?”, richiamando il titolo della nota raccolta di saggi di André Bazin e tornando sulla domanda attorno alla quale quasi tutti i maggiori teorici del cinema hanno organizzato il proprio pensiero.
Il filosofo approfondisce la discussione sulla natura del cinema con un’analisi della natura dell’immagine cinematografica, considerata come singola inquadratura, ma affronta anche questioni relative al montaggio.
Si occupa inoltre dei meccanismi che influenzano i sentimenti degli spettatori, delle reazioni del pubblico.
L’ultima parte del libro è incentrata sulle modalità di valutazione dei film. Sebbene molti possano essere tentati di affermare che si tratta di una questione soggettiva, l’autore prova a dimostrare che la valutazione può basarsi su dati razionali e oggettivi.
Leggi qui la recensione di Andrea Chimento del Sole 24 Ore.